Mindful eating: essere presenti per stare meglio

“Mindfulness” è un termine che adottiamo spesso oggi, o che in ogni caso sentiamo dire, ma di cui non si riesce mai a comprendere il significato profondo.

Secondo la definizione da dizionario, questo termine indica lo stato mentale raggiunto tramite la concentrazione sul momento presente ed è una tecnica usata per aiutare a rilassarsi. Viene definito come un modo per riconnettere la mente al corpo ed è un concetto diffuso grazie al buddismo zen.

Il programma di Kabat-Zinn attuato in Massachussets (Mindfulness-Based Stress Reduction) dimostra come questa pratica abbia aiutato molte persone che soffrivano di ansia, depressione, disturbi del sonno e via dicendo. Tuttavia, i benefici non riguardano solo questi aspetti, ma anche, per esempio, il nostro modo di nutrirci.

Alcuni studi hanno rilevato miglioramenti in soggetti che soffrivano di disturbi del comportamento alimentare, che avevano eccessiva preoccupazione riguardo al cibo o che tendevano ad abbuffarsi o a mangiare in maniera eccessiva. E’ dimostrato infatti che senza un cambiamento nel comportamento qualsiasi dieta è destinata a fallire. Con la giusta attenzione al cibo che si sta mangiando, al momento del pasto e a sviluppare una consapevolezza, si migliorerà notevolmente la semplice esperienza del mangiare. Non riguarda quindi un ottenere certi risultati, ma la tecnica del mindful eating è la guida attraverso un percorso o un processo che vi aiuterà al fine di raggiungere i tuoi obiettivi. Se una dieta ha un ritorno a breve termine, questa pratica agisce viceversa nel lungo periodo.

Ma attenzione: non ci sono regole per adottare questo stile di vita. E’ un’esperienza individuale e in quanto tale ognuno crea con il cibo una diversa relazione che cambia di volta in volta in base anche a ciò che ci si trova davanti. Dal reagire al cibo, si impara a rispondere.

E’ un’esperienza in primo luogo sensoriale. L’approccio è quello di un bambino che fa il suo primo assaggio ciclicamente, lasciando andare tutti i pregiudizi o le esperienze pregresse per far posto a ciò vale solo ed unicamente per lui in quel preciso istante.

E all’atto pratico? Per iniziare puoi lavorare su questi quattro punti:

  1. Mente: sto assaporando ogni boccone?
  2. Corpo: come mi sento prima e dopo aver mangiato? sono sazio? ho fame?
  3. Sentire: come mi sento riguardo a questo alimento? felice? in colpa? deluso? soddisfatto?
  4. Pensare: quali pensieri mi suggerisce questo cibo? ricordi? paure? miti?

E se vuoi approfondire, ecco una lettura consigliata: Kabat-Zinn Jon, Full Catastrophe Living,
New York, N.Y., Dell Publishing, 1991

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